La crescente richiesta da parte dei pazienti di trattamenti estetici come lo sbiancamento dentale ha portato negli ultimi anni a un costante sviluppo di materiali e tecniche per ottenere risultati predicibili con metodiche sicure, semplici e ripetibili.
Tra queste tecniche, l’utilizzo della luce laser trova una sua collocazione ideale in quanto permette di ridurre i tempi operatori e quindi il rischio di overbleaching e sensibilità post-operatoria, permette all’ossigeno nascente di penetrare in profondità nello smalto e nella dentina esplicando un’azione efficace anche sulle discromie più profonde come quelle da tetraciclina e, infine, determina un minimo incremento di temperatura intra-pulpare, scongiurando il rischio di danni per la polpa.
Lo sbiancamento laser è un trattamento che può essere completato in un’ unica seduta e permette di trattare un singolo elemento, una sua determinata parte (per esempio, pigmentazioni da tetraciclina localizzate) o l’intera arcata dentale.
La procedura prevede l’utilizzo di un gel sbiancante che viene applicato sul dente o arcata da trattare e che contiene fotoiniziatori o pigmenti in grado di assorbire la luce laser emessa.
Questa interazione attiva gli agenti chimici contenuti nel gel sbiancante che vengono veicolati in profondità nei tessuti duri dentali, fino agli strati più superficiali della dentina, in modo da ottenere uno sbiancamento duraturo rispetto a quanto ottenuto tramite metodica tradizionale, preservando la polpa da stress ossidativi o termici.
Seguendo quanto riportato in letteratura, i laser a diodi più efficaci hanno lunghezza d’onda di 810nm/980nm. Normalmente, per le procedure sbiancanti viene utilizzato uno specifico manipolo che consente di irradiare uniformemente l’intera arcata.
Gentile concessione KOL Dr. Yosra BastawisyJazz Dental clinic – EGITTO
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